New York Come Non L’Avete Mai Vista

Da Manhattan a Brooklyn, dall’entroterra del Jersey alle fredde onde di Long Island, dai rooftop che arrivano oltre il cielo ai basement sottoterra che si trasformano in magici jazz bar, scoprite i mille volti nascosti di un’unica città. Perchè la questione non è cosa fare a New York, ma come viverla.

cosa fare a new york

Perchè ogni volta che prenotiamo un volo o decidiamo, ad esempio, di visitare New York, la prima cosa che chiediamo a noi stessi e a tutti coloro che sappiamo esserci già stati è: “Cosa fare a New York”? Perchè tale domanda è un automatismo talmente radicato da non necessitare nemmeno un istante di riflessione prima che, acceso il computer ed aperto internet, queste siano le prime parole che siamo invogliati a digitare? Perchè, insomma, la questione rimane il “Che cosa fare a New York”? Fare. Fare. Fare. Perchè non si parla di “Come vivere, come sentire, come sperimentare“? Perchè è scontato che una guida, un blog o un amico appena rientrato, dipingano una città concentrandosi solo su cosa fare a New York? Perchè nel raccontare una città sembriamo dimenticarci di tutti gli altri sensi oltre alla vista, escludendo la possibilità di descriverla invece tramite gli odori, i suoni, i sapori? E quando anche sia l’occhio ad essere chiamato in gioco, perchè si fa tendenzialmente riferimento ad un occhio globalizzato invece che ad un occhio personale?

Cosa fare a New York, due punti, a capo, n1, n2, n3, eccetera eccetera. Nemmeno una ricetta di cucina che si rispetti si limita ad elencare freddamente gli ingredienti necessari, senza dedicare ad i singoli passaggi culinari dei paragrafi esplicativi. Se qualcuno ci chiedesse “Com’è Matteo?” non ci sentiremmo mai di privare di anima e di importanza la persona in questione rispondendo con un insensibile e poco poetico elenco di aggettivi. “È simpatico, educato, curioso…”. Tutti termini neutri che senza una contestualizzazione o uno sviluppo rimangono vuoti e privi di significato, rendendo tale anche la persona stessa.

Questo vale a mio avviso anche per una città. Percorrere uno dopo l’altro i must see, spuntandoli dalla nostra lista del cosa fare a New York, potrà farci dire di averli visti, certo, ma non di averli vissuti, potrà farci dire di esserci stati, ma non di averli sentiti.

Per questo il consiglio dell’amico o della guida rimangono senz’altro delle indicazioni valide, ma non di certo gli elementi che renderanno il viaggio speciale per voi. Come i sentimenti, anche i luoghi vanno vissuti, e pur suscitando emozioni comuni, le cause possono essere le più svariate e diverse. Due persone possono condividere il sentimento della commozione in uno specifico momento per le strade di New York, ma non la causa: per una di loro sono stati i colori del tramonto riflessi sui finestroni dei ventuno interminabili e vertiginosi piani del Flatiron Building, per l’altra un bambino a cui cadeva ripetutamente davanti agli occhi il casco troppo grande, mentre tentava di concentrarsi sul suo primo strike durante la partita di baseball domenicale a Central Park, di fronte agli occhi speranzosi dei genitori. Perchè la questione del sentire, nel viaggio come in ogni altra cosa nella vita, è incontrovertibilmente intrecciata al nostro essere, ed è quindi unica per ognuno. Due persone possono vedere lo stesso edificio, lo stesso quadro, la stessa scena, ma sentirli in maniera totalmente differente.

cosa fare a new york- baseball

Per questo questa guida non vuole essere l’ennesima lista di cosa fare a New York, ma un racconto di come io l’ho vissuta. Di come un certo approccio al viaggio ed alla scoperta di un luogo nuovo possano farci costruire un puzzle della città che stiamo visitando molto più emozionale e personale, unico perchè dettato dal nostro essere, cosa che arricchirà anche tutti coloro a cui lo racconteremo. Nel caso il dialogo sia con persone che ci sono già state, questo non si ridurrà come al solito ad una sfida a colpi di “Hai visto quello, e quello e quest’altro”. Visto. Fatto. Punto. Ma si finirà a parlare per ore delle medesime attrazioni, perchè sarà come aver vissuto due città completamente diverse, dipinte da sentimenti ed emozioni e non da oggetti concreti.

Non voglio dire di non seguire la classica lista di cosa fare a New York. Di non scattare una foto alla Statua della Libertà, di non farsi un selfie a Times Square, di non toccare le palle del toro di Wall Street, di non attraversare il ponte di Brooklyn o di non farsi venire il torcicollo guardando dal basso verso l’alto l’Empire State Building. Dico solo che, dopo aver spuntato tutte queste cose dall’elenco, dovreste fermarvi un attimo, chiedervi come entrare in connessione con lo spirito di quel luogo e che cosa ha da offrirvi. Ecco che la mappa della città si trasformerà magicamente, tramutando strade da percorrere e cose da vedere in sentieri da scoprire e sentimenti da vivere.

Cosa Fare A New York: La Mia Mappa Sentimentale

cosa fare a new york - colazione

  • Fare una colazione pesante in pigiama in un diner alle 5 di mattina ed immaginare di essere sul set di “Pulp Fiction” o di “The Blues Brothers” quando Aretha Franklin improvvisa “Think”!
  • Central Park è un polmone verde magicamente incastonato nel mezzo di Manhattan, ma volendosi immergere ancora più nella natura, è piacevole visitare il Giardino Botanico nel quartiere del Bronx. Soprattutto consiglio di rimanerci chiusi dentro, di correre lungo i suoi confini alla ricerca di una via d’uscita, incontrando invece solo alti ed aguzzi cancelli. A questo punto, trovate una buona anima che riesca, dall’esterno dei cancelli, ad aiutarvi nell’impresa del salto in alto. Il buon samaritano nel mio caso era un papà super cool, sicuramente ex giocatore di basket alla Michael Jordan, in passeggiata con la moglie ed un bambino di 6-7 anni più sveglio di tutta New York messa insieme, che mi ha raccontato di quanto amasse i videogiochi e di come da grande volesse fare lo Youtuber, lasciandomi senza parole. L’allegra famiglia è stata così gentile da farmi fare il tour del Bronx ed invitarmi a cena a casa loro. In viaggio le migliori sorprese nascono sempre da situazioni inaspettate!

cosa fare a new york - gospel

  • Ascoltare le voci di un autentico coro Gospel in una cappella sperduta del Bronx.
  • Fare jogging al tramonto lungo l’Hudson River e la zona pedonale che vi si affaccia e che circonda tutta Manhattan, insieme a centinaia di altri new yorkesi momentaneamente sportivi (chiacchierate e risate assicurate!).

cosa fare a new york - Chiesa di San Patrizio

📍 Chiesa di San Patrizio, New York, Stati Uniti

  • Provare, come faccio io in ogni viaggio, il gioco de “Le costanti fotografiche“. Selezionate tre elementi della città che attirano particolarmente la vostra attenzione durante i primi giorni e fotografateli per tutta la durata del viaggio ogni qualvolta vi ci imbattiate. Nel mio caso, scale antincendio (di cui gli edifici della città sono ricoperti), nomi delle strade riferiti al mare ed al surf, contrasti (architettonici o di qualsiasi altra natura – un esempio classico ma dal mio punto di vista meraviglioso è la Chiesa di San Patrizio, tra la 5th Avenue e Madison Avenue, in cui lo stile gotico si staglia tra i moderni grattacieli lasciandoci piacevolmente stupiti).
  • Toccare il cielo con un dito infiltrandosi in lussuosi rooftop, sperando di fare ogni volta il maggior numero possibile di piani in ascensore (uno di quelli più frequentati è il Refinery Rooftop, l’atmosfera è accogliente, la musica giusta sia per permettere una conversazione sia per fare due salti, i prezzi sono abbordabili e la vista dell’Empire State Building aiuta a rendere il tutto ancora più suggestivo).
  • Toccare l’underground con un dito in uno degli infiniti locali sotterranei sviluppatisi occupando i basement degli imponenti grattacieli, facendovi conquistare dal jazz suonato durante varie magiche jam sessions (il Fat Cat nel quartiere di Greenwich ne è un esempio).
  • Imbucarsi in un misterioso Speakeasy. So che non è il massimo per un articolo di viaggio – che dovrebbe fornire informazioni – non ricordare un certo luogo o la sua ubicazione, ma prendiamo questa dimenticanza come parte del velo di mistero e spinta alla scoperta che voglio trasmettere con l’articolo stesso. Alla fine, l’importante è raccontare in cosa ci si può imbattere mentre si sta cercando di visitare New York, mentre ritrovare quella certa cosa o trovarne una nuova sta al prossimo viaggiatore. Dunque, nel mio caso, dopo una cena in un ristorantino di pesce a SoHo con alcuni ragazzi conosciuti all’Università, ci siamo diretti verso una piazzetta nelle vicinaze, per poi entrare in un piccolo kebab takeaway d’angolo. Ovviamente il motivo di tale scelta era, in quel momento, per me assolutamente ignoto: appena terminata la cena di pesce non era di certo la mia massima aspirazione consumare un kebab come dessert! Uno dei ragazzi si avvicinò ad un uomo fermo davanti ad una porta che sembrava dare sul retro, o su un magazzino. Gli disse qualcosa. L’uomo ci fece passare. Ho seguito i ragazzi giù per delle scale che ci condussero alla rumorosa e vaporosa cucina di un ristorante cinese. Mi sentivo come in un film. Aumentammo il passo. Abbiamo sceso delle altre scale molto buie. Ok. Non ci capivo più niente. Davanti a noi un’altra porta si aprì ed eccoci catapultati nel mezzo di una festa segreta in un meraviglioso bar sotterraneo come se ci fossimo trovati nella New York del Proibizionismo anni Venti. L’atmosfera era magica, la musica ricercata, i cocktail sublimi. Peccato non avere idea di dove fossi! Magari riuscite a scoprirlo voi!
  • Mangiare un hamburger da Katz’s Delicatessen in compagnia di un amico comprensivo e fingere un orgasmo consumando il pasto, solo per il fatto di averlo visto in “Harry Ti Presento Sally”.

cosa fare a new york - teatro

  • Tentare di far conciliare il viaggio – in base alle possibilità ed alla sua durata – con un concerto live del vostro cantante preferito, solo per vederlo suonare all’interno di un teatro di New York (nel mio caso: Ben Harper and the Innocent Criminals, Beacon Theatre, 8 Aprile 2016).
  • Percorrere la Highline – la sezione meridionale in disuso della ferrovia sopraelevata della West Side Line, ora parco linere di 2,33 km – che corre lungo il lato occidentale di Manhattan. Il miglior momento? Al tramonto. Il miglior modo? In buona compagnia, improvvisando un piccolo aperitivo con birra, patatine e coperta.
  • Prendere la Path, la linea metropolitana che collega, passando sotto l’Hudson River, il cuore di Manhattan ed il centro del Jersey, per immergersi nella sua atmosfera più intima, rilassata e “local”. La cosa migliore? Una birra in uno dei classici bar pullulanti di veri americani del Jersey, possibilmente la sera del Super Bowl! Anche qui, le risate sono assicurate, così come assicurato è il respirare un pò di vera e caratteristica atmosfera americana, al contrario delle globalizzate ed impersonali zone di Wall Street o della Fifth Avenue. Se siete simpatici è possibile che qualcuno vi inviti a casa nel Jersey per il brunch della domenica – altra esperienza imperdibile! È impagabile iniziare una giornata con dei Mac and Cheese spolverati di formaggio e di chiacchiere sulla politica americana.
  • Fare la passeggiata domenicale attraversando il ponte di Brooklyn, venendo catapultati in un’altra epoca tra le vie del quartiere ebraico, e perdendosi tra gli incroci di Greenwich. Tappa obbligatoria? Birra e yucca fries al Surf Bar.

cosa fare a new york - studiare

  • Fare un corso per approfondire qualche passione personale, sia essa la cucina, il cinema, la fotografia, il teatro, la lettura, o qualsiasi altra cosa. New York non è definita a caso l’ombelico del mondo. In essa si possono trovare i più grandi maestri, esperti e studiosi di qualsiasi materia ci possa passare per la mente. È un’opportunità unica quella di poter approfondire un proprio interesse partecipando ad un workshop, incontro, lezione o evento correlato, e la città è pullulante di queste attività (nel mio caso è stato il corso di Swimwear – abbigliamento da mare e costumi da bagno – offerto dal Fashion Institute of Technology).

Cosa Fare a New York: Andare Oltre

Parte del visitare New York è fare delle gite fuoriporta, utilizzando rigorosamente i Greyhound buses (New York può essere bella anche perchè permette di raggiungere, con facilità e ad un modico prezzo, altre località d’interesse, più o meno lontane).

  • Washington D.C.
    • ne vale la pena solo per vedere la sede orginale, oggi museo e spazio ospitante eventi internazionali, del National Geographic, fondata nel 1888.
  • Boston
    • per degustare la specialità – le ostriche – di uno dei ristoranti più antichi d’ America: Union Oyster House (1826).

  • Long Island
    • per Montauk. Montauk è il punto più ad est dello stato di New York, certo, ma per me è in primis una delle tappe surfistiche obbligatorie, frequentata più volte da Finnegan nei suoi “Giorni Selvaggi”. Detto ciò, consiglio di perdersi e fare l’autostop (impossibile prevedere i personaggi incredibili che possono darti uno strappo, appena usciti dalle loro abitazioni dai giardini incredibilmente verdi e perfetti), per fotografare le case da sogno sulla spiaggia che si pensa sempre esistano solo nei film, per una birra al tramonto al Surf Lodge (si può anche pernottare!), per accarezzare qualche cavallo all’Hollow Ranch, per noleggiare una bici e pedalare fino a toccare il punto fisico più ad est di tutti: il Montauk Point Light, ossia, il faro, costruito nel 1796.

La conclusione è dunque questa: il punto non è che cosa fare a New York, il punto è come vivere la città al meglio per il nostro essere, perchè da luogo fatto di oggetti uguali per tutti diventi esperienza unica per il singolo viaggiatore. Non si tratta di abolire i must see della città, ma di guardarli con i propri occhi e capire in che modo essi possano essere speciali per noi. Il Ponte di Brooklyn è uno solo, a dargli significato saranno i milioni di passeggeri che lo percorrono e che gli attribuiscono ogni volta una vita, un aspetto ed un valore diversi. L’appassionato di cinema si immaginerà sul set del suo film preferito, il musicista ne ascolterà i suoni ed i ritmi dettati dalle andature dei passanti per poi comporne una melodia, l’architetto ne esaminerà ogni dettaglio materico e strutturale e lo userà come spunto per il prossimo progetto, il fotografo impressionerà sulla pellicola il ricordo di come i suoi pilastri e i suoi cavi d’acciaio proiettassero sul pavimento ombre in continuo mutamento a seconda della posizione del sole.

Detto ciò, se provate ad infiltrarvi nel sopracitato Speakeasy ma venite sbattuti fuori (come è successo a me quando ho tentato di tornarci senza l’aggancio) potete sempre comprare quel famoso kebab all’angolo e gustarvelo seduti sul ponte di Brooklyn, senza dover trovare sempre un motivo o un perchè a quel che avete voglia di fare. Godetevi il momento. Ma siate voi i registi, siate voi i narratori attivi dei luoghi che visitate e non gli osservatori passivi. Questo è il mio film. Questo è il mio racconto. Questa è la mia mappa di New York, qual è la vostra?

✨ L’autrice ✨

Chiara è una instancabile viaggiatrice, sempre a caccia di nuove avventure e di nuove emozioni in giro per il mondo. Vive a Fuerteventura tra una surfata e una paella. Seguite le sue storie su Instagram!

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